CHE COS'È L'ABOF

L’analisi biografica a orientamento filosofico (Abof) è una relazione di cura nel senso filosofico originario di “terapeutica” del vivere e del vivere-con.

Rivisitando profondamente i campi della filosofia e delle psicologie del profondo l’Abof crea una nuova area di studio e di pratiche di cura esistenziale che attiene alla ricerca di senso per gli individui e per i gruppi che desiderano esplorare la loro vicenda biografica anche al di fuori del perimetro della clinica.

Il metodo analitico-biografico riconosce ogni singola biografia come intessuta da una vasta trama di relazioni (materiali, storiche, simboliche, culturali, sociali) che la compongono e alle quali contribuisce a sua volta a dare forma. È volto altresì ad accompagnare gli individui nella ricerca di un senso che sappia orientare l’esistenza, reggere di fronte alle prove della vita in momenti difficili e facilitarne la piena espressione in un’ottica “individuativa”.

Quattro sono i punti cardinali che possono aiutare la comprensione delle coordinate dell’analisi biografica a orientamento filosofico:

 

1) il binomio “espressione e riconoscimento”, per cui il soggetto matura solo se libero di esprimersi in uno spazio relazionale accogliente e rispettoso, che fornisca il riconoscimento necessario per consolidare un sano senso di sé;

2) l’integrazione progressiva dei nostri “doppi impresentabili” (aspetti temuti, poco contattati e non accettati di sé) con graduale abbandono delle quotidiane “maschere di carattere” indossate per conformarsi alle aspettative sociali dominanti;

3) la “simbologica” come convivenza creativa tra pensiero indirizzato, logico e discorsivo, da un lato, e pensiero fantasticante, immaginativo e simbolico, dall’altro. Invece di contrapporre queste dimensioni dell’umano, la simbologica ricuce la scissione e nella differenza apprezza il contributo di entrambe le forme di pensiero per una ricerca integrata di senso;

4) l’esercizio delle trascendenze antiche e nuove, finalizzato al superamento della centratura autocompulsiva con relativa ricollocazione del senso di sé all’interno di una percezione più vasta delle relazioni tra i viventi e dei legami che li connettono affidandoli a una comunanza di destino ormai planetaria..

 

Rispetto al tema della sofferenza esistenziale, l’Abof considera i momenti critici della vita come passaggi ineludibili, cogliendo nel concetto di “crisi di presenza” coniato da Ernesto de Martino uno spunto prezioso per descrivere il rischio, comune a tutti gli umani, di perdere orientamento quando le condizioni del divenire storico-sociale minacciano l’equilibrio esistenziale. L’Abof, assumendo una prospettiva filosofica che è anche antropologica, si rivolge soprattutto a chi vuole proteggere e potenziare la propria presenza fronteggiando le difficoltà della vita che impongono un ripensamento della propria posizione etica ed esistenziale. Le dinamiche che concorrono a generare tali difficoltà sono sistemiche e irriducibili alla sola sfera psicologica: mettono piuttosto in gioco l’interezza del soggetto e la sua capacità di reperire un senso vitale nel flusso molteplice dell’esperienza soggettiva e interpersonale.

CHI È E CHE COSA SA FARE L’ANALISTA BIOGRAFICO A ORIENTAMENTO FILOSOFICO (IN 14 PUNTI)

  1. Innanzitutto è un filosofo (1): è filosofo perché impegnato a trasformare la sua esistenza in una consapevole pratica di ricerca di senso, partecipando alla vita di una comunità-scuola filosofica e dandosi una disciplina individuale e costante di esercizi corpomente finalizzati a questa ricerca.
  2. E’ vitalmente interessato al mondo della storia collettiva e capace di leggere i contesti e le cornici delle relazioni duali e dei processi individuali.
  3. Aiuta gli altri a riportare ai nessi biografici ogni contenuto si presenti, invitandoli all’autoriflessività propria del racconto e della scrittura autobiografica.
  4. Sta nel rapporto con l’altro sentendo e interrogando ciò che passa nella relazione, riconoscendo e accogliendo stati emotivi e capacità cognitive sedimentati nella storia dei partecipanti all’incontro. In altri termini, è consapevole di stare nella relazione trasferale e cotrasferale.
  5. E’ in grado di distinguere e di aiutare a distinguere le dimensioni psicopatologiche che richiedono un trattamento specifico diverso da quello che è in grado di offrire. Sa indirizzare ad altri domande esplicite o implicite che ritiene troppo distanti dalle sue competenze.
  6. Impara a vivere i suoi limiti e la sua impotenza in modo differente da una sconfitta, sforzandosi di considerarli come esercizi preziosi che ricordano la misura propria di tutti e di tutte le cose e che rimandano alla interdipendenza con gli altri e con la natura esterna a sé.
  7. Valorizza e legge le forme del pensiero immaginativo insieme a quelle del senso comune e dell’argomentazione. In particolare lavora con i sogni, con le fantasie e con il gioco.
  8. Sente il suo corpo e il suo gesto con consapevole partecipazione e con la cura di chi li ritiene dimensioni fondamentali di espressione e di interrelazione. Sa indirizzare gli altri all’apprendimento di pratiche corporee significative per il loro percorso biografico.
  9. Costruisce regole e tecniche di assetto degli incontri (assetto, o setting, interiore ed esteriore) con la propensione a studiarne l’applicazione individualizzata.
  10. E' consapevole di rappresentare un bisogno e una funzione educativa e pedagogica sempre presenti nelle relazioni. Dovendo e sapendo, in primo luogo, essere sempre allievo delle situazioni e degli incontri, sa insegnare valorizzando la ricerca del maestro interiore.
  11. Mostra le possibilità di “immaginare altrimenti” le situazioni, le comunicazioni, le inerzie, gli ostacoli.
  12. Sta nel silenzio e nella compartecipazione empatica ogni volta che l’esperienza tocca ciò che in quel momento eccede ogni parola oppure segnala il sentimento dell’irrimediabile.
  13. Sa aiutare a intravedere in modo vivo, biografico, partecipe e attento ai dettagli (2) le possibilità di trascendere la prospettiva egoica, nel senso della ricerca di un pensiero-discorso vero (capace cioè di sostenere ed esprimere la complessità del reale); la possibilità di trascendere il proprio interesse per l’interesse comune; la possibilità di trascendersi nella conoscenza e nel sentimento della cosmicità dell’esistenza; la possibilità di trascendere qualsiasi maestro per la sequela della figura interiore della saggezza-conoscenza.
  14. Infine e sopra ogni cosa cerca di ricordare a se stesso, ogni giorno, che le indicazioni date qui sopra, come ogni altra regola o scopo, cognizione, tecnica, legittimazione, carica o riconoscimento, sono sempre infinitamente piccole di fronte al sentimento della vita che devono e possono nutrire e del quale, soprattutto, devono nutrirsi. Tuttavia, proprio perché ogni dichiarazione di intenti (e ogni regola) è intrinsecamente limitata e provvisoria, proprio per questo va compresa e rispettata con la massima cura prima di considerarsi in grado di farne a meno.